Il reboot de "I Fantastici Quattro" è partito bene ma è stato un fiasco (nonostante Pedro Pascal)

Pedro Pascal interpreta Reed Richards, alias Mr. Fantastic, nel reboot delle avventure di "Fantastic Four: Beginning", nei cinema il 23 luglio 2025. MARVEL STUDIOS
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In un fantasy americano retrofuturistico, sospeso tra l'ottimismo radioattivo degli anni '60 e una New York parallela, i " Fantastici Quattro" vivono come una famiglia di supereroi. Quattro anni dopo una massiccia esposizione ai raggi cosmici, vengono dotati di poteri tanto grotteschi quanto grandiosi: Reed Richards allunga i suoi neuroni come i suoi arti, Jane Storm si dissolve nell'invisibilità, suo fratello Johnny esplode in fiamme come un Icaro punk e l'amico Ben Grimm, un golem fatto, flette i suoi muscoli di granito. Insieme, il quartetto deve sventare i piani malvagi di Galactus, divoratore di mondi, con il supporto del surfista d'argento Shalla-Bal.
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Ci è voluto un bel coraggio per immaginare un'opera così epica dopo il fiasco industriale del 2015. All'epoca, Josh Trank, un giovane regista in cerca di introspezione per il capitolo precedente, fu schiacciato dalla macchina di Hollywood. La Fox, diffidente nei confronti dell'oscurità del film e desiderosa di un blockbuster in stile "Avengers", impose il casting, riprese a cascata e un "lieto fine" annacquato. Al punto da produrre un lungometraggio schizofrenico, privo di coesione, catapultato nel pantheon dei più grandi naufragi del Marvel Cinematic Universe.
E le meccaniche Marvel prendono il sopravvento...Con "First Steps", Matt Shakman, un artista televisivo esperto di pastiche ("WandaVision", "Il Trono di Spade", "House"), torna alle sue radici. Quelle dei pionieri Jack Kirby e Stan Lee, i creatori originali dei fumetti. Qui, le cromature delle auto volanti brillano come in uno spot dell'Electrolux; i maxi chignon si scompigliano alla velocità della luce; la formica arancione diventa il parco giochi degli androidi, come in un sogno di Philip K. Dick sotto l'effetto dell'acido. Ma sotto la patina vintage, le meccaniche Marvel rimangono: calibrate, leggibili, consensuali.
I supercriminali, come il ciclopico Galactus, attingono al bestiario dei kaiju, incrociando gli eccessi alla Godzille di Roland Emmerich con i tic estetici dell'ultima trilogia di "Guerre Stellari". Il male, d'ora in poi, diventa un'astrazione stellare: più è enorme, più schiaccia l'umanità, più è rassicurante e meno spaventoso. Nonostante qualche buona battuta intrisa di ironia, un Pedro Pascal credibile nei panni di un supereroe colto, o qualche elettrizzante avventura spaziale, la pesantezza narrativa Marvel si riafferma. Questo reboot, sebbene promosso come un nuovo inizio per il lancio della Fase 6 del franchise, alla fine si rivela un fiasco come un soufflé tiepido. O meglio – per restare al suo immaginario colorato – come una gelatina al neon al sapore di cialda.